II Gruppo dei Romanisti venne fondato intorno al 1929 per iniziativa di alcuni romani e non romani, che, accomunati dall’amore della Città, solevano incontrarsi, senza alcuna formalità, in periodiche riunioni, allo scopo di trattare e dibattere temi e problemi relativi a Roma, ed erano decisi ad operare al fine di tenere desto in ogni campo lo spirito della romanità e mettere in luce il suo patrimonio storico-artistico, le sue vicende, i suoi uomini illustri, le sue tradizioni, il suo dialetto. Con questi intendimenti essi, tra l’altro, davano vita nel 1940 alla Strenna dei Romanisti, annuale antologia di scritti d’argomento romano, alla quale hanno collaborato e collaborano autori valorosi e competenti.
Vera comunità di Vestali della memoria dell’Urbe, il Gruppo dei Romanisti ne ravviva il fuoco da oltre settant’anni e dal 1940, ad ogni Natale di Roma, dà il meglio di sé in quel compendio di diversi amori e umori che è la “Strenna”.
E questa, essendo appunto concepita come un dono alla città, da allora viene simbolicamente offerta in Campidoglio al primo cittadino. Apparentemente una miscellanea, nella sostanza il succo di una visione sfaccettata ma coerente della città – della sua storia, del suo spirito in evoluzione -, la Strenna dei Romanisti racconta Roma dai molteplici punti di vista del filologo, dell’antiquario, del ricercatore di tradizioni popolari, dello studioso di topografia antica e moderna, dello storico d’arte o di cinema, dello storico in senso stretto e, non ultimo, dell’osservatore attento del costume e della vita quotidiana.
I Romanisti non sono tutti romani, ma anche i non romani sembrano attratti nell’orbita di una percezione condivisa, almeno in certa misura: effetto della comunanza di cenacolo, ma forse anche di una malia che Roma continua a sprigionare inalterata, anche se a correre per le sue strade sono motorini e non carrozzelle, e se il suo ventre ospita cavi in fibra ottica accanto alle inesauribili vestigia. Un fascino cui evidentemente nessun uomo di cultura, oggi come ieri, riesce a sottrarsi. A ben vedere, la Strenna” riverbera l’immagine di quella possente stratificazione di epoche, materiali e idee che è la nostra città.
Prodotto di un sodalizio tra cultori e amatori “di razza”, questo annuario esprime un’intenzione nobile: non smarrire il senso della ricchezza che è di Roma; presidiare la memoria della sua materna vetustà, della profondità multiforme in cui si radica il nostro presente, delle alchimie che qui più volte, e fin dalle origini, produssero la fusione di mentalità diverse in una cultura omogenea. Guai a chi perde la memoria, sembrano ammonire i Romanisti: ogni futuro, anche il più ossessionato dal cambiamento, gli sarà precluso. In certo senso,la “Strenna” è una conchiglia su cui Roma può appoggiare l’orecchio: un regalo prezioso e utile, dunque, che a nome della città riceviamo con gratitudine.
E’ ormai consolidata tradizione, ininterrotta da sessantadue anni a questa parte, che durante la cerimonia che si svolge il 21 Aprile in Campidoglio per la celebrazione del Natale di Roma, ricorra l’annunciata “Presentazione al Sindaco delle prima copia della Strenna dei Romanisti”
Roma è forse l’unica città del mondo che, pur avendo una storia di ventotto secoli, conosce e tramanda da sempre la data del suo compleanno. Ed è per questo che il Gruppo dei Romanisti le fa omaggio in questa circostanza ogni anno di un nuovo volume, dono riconoscente dei figli alla Madre, mentre il primo cittadino, ricevendo l’omaggio, impersona in quel momento l’immensa e misteriosa entità dell’Urbe che i pagani addirittura divinizzarono.
La Strenna dei Romanisti, dunque, è un volume miscellaneo, ogni anno sempre nuovo ed originale, di scritti su Roma.
E’ lasciato agli Autori (quest’anno 46) la scelta del tema del loro intervento e quindi ci si trova di fronte a scritti di stroria e di arte antica, medievale e moderna, saggi sul costume e sulle tradizioni, religiose e laiche, sui luoghi scomparsi e su quelli esistenti, su personaggi del passato anche recente, sul teatro, sul cinema, sullo sport. A volte i contributi sono frutto di scoperte fatte frugando negli archivi, altre volte sono testimonianze personali e ricordi, talora di nuove interpretazioni di fatti storici o infine si tratta di elzeviri eleganti che abbozzano un quadretto impressionista della vita che passa.
Si è detto e con ragione che la raccolta dei fin qui sessantadue volumi della Strenna rappresenta una vera e propria enciclopedia romana, dal ricchissimo contenuto ed è vero.
Ma si tratta di un’enciclopedia incompleta e sempre lo sarà, perché l’esplorazione del passato di Roma e d’un presente che rapidamente diviene passato non riuscirà mai, nonostante ogni sforzo, ad esaurire il proprio compito, dovesse ancora proseguire per mille anni.
Scrisse il nostro Silvio Negro che Roma non basta una vita. Ma non si tratta neppure soltanto della vita d’un uomo. E così c’è spazio ogni anno per nuove conoscenze, nuove valutazioni, nuove testimonianze, nuove pesche miracolose negli archivi cartacei e in quelli della memoria
Ciò che si pubblica comunque è destinato a restare come documento per le future generazioni e come mezzo di diffusione delle conoscenze su quella Roma, il cui amore è l’unico denominatore comune fra gli autori dei saggi d’ogni volume, anzi di tutti i volumi.
La storia della Strenna comincia in un momento difficile della nostra vita nazionale. Era l’autunno del 1939 e sull’Europa s’era abbattuta la tempesta della guerra. L’Italia si trovava in quel precario stato che venne ufficialmente definito di non belligeranza. In verità ben pochi immaginavano le cose terribili che sarebbero accadute in seguito, dopo appena qualche anno; ed i cugini Staderini, Aldo e Fausto, titolari d’un notissimo stabilimento tipografico in via Baccina, presso la Madonna dei Monti, pensarono d’attuare ugualmente un’idea da tempo coltivata, quella appunto che il Gruppo dei Romanisti dedicasse a Roma in occasione del suo dies natalis e in definitiva a tutti i Romani, un volume di scritti di diversi autori, rievocanti vecchie e nuove storie e curiosità romane. Il volume fu approntato rapidamente con la collaborazione di illustri firme, fra le quali molte che oggi danno il nome ad una strada romana (Pietro Romano, Trilussa, Ceccarius, Antonio Munoz, Emilio Lavagnino, Pio Molajoni, Giulio Cesare Santini, Ermanno Ponti, Augusto Jandolo e oltre a loro Emma Amadei, Gigi Huetter, Enrico Tadolini, Luigi De Gregori e così via) e venne chiesto al Governatore di Roma (questo era allora il titolo del capo dell’Amministrazione Comunale romana) di concedere al Gruppo l’onore di offrirgli la prima copia in occasione delle tradizionali cerimonie per il 21 aprile in Campidoglio. La proposta fu accolta e l’iniziativa ebbe successo, tanto da entrare subito nella tradizione. Frattanto la neonata Strenna, nonostante l’entrata in guerra dell’Italia poco più di un mese dopo quel 21 aprile, le crescenti difficoltà nell’approvvigionamento della carta e i terribili eventi che colpirono l’Italia e particolarmente anche Roma, riuscì ad uscire puntualmente ogni anno, senza interruzione, accumulando volume sopra volume, mentre gli uomini s’avvicendavano per inevitabili fatti generazionali.
Ma chi erano – e chi sono – questi Romanisti? Non si pensi ai pur rispettabilissimi tifosi della squadra di calcio, anche se capita qualche volta d’incontrare qualcuno che fa confusione.
Fra i soci del Gruppo ci sono, se è per questo, romanisti e laziali, ma non solo tifosi, anche agnostici. Il fatto è che la parola Romanista, oltre al significato originario di studioso del Diritto Romano o delle lingue e letterature romanze, ha un’altra accezione, ben registrata già nel 1959 dal Dizionario Enciclopedico Treccani: ” Cultore di studi relativi alla storia, all’urbanistica, alla letteratura dialettale, all’anedottica ed alla curiosità cittadine di Roma.” Ed in questa accezione va inteso anzi il nome del viale dei Romanisti che si trova nella zona di Torrespaccata, dove appunto sono anche la maggior parte delle strade che abbiamo menzionate prima.
Il Gruppo dei Romanisti è dunque una libera associazione di studiosi e di appassionati cultori di quell’immenso caleidoscopio che si chiama Roma, italiani e stranieri.
Le sue origini sono alquanto nebulose.
Si sa per certo soltanto che, come si conviene ad un sano e verace sodalizio romano, esse furono conviviali. Un gruppo di amici, tra i quali gente che casualmente portava il nome di Trilussa, di Petrolini, di Pascarella, aveva preso l’abitudine d’incontrarsi a tavola nell’antico ristorante La Cisterna, in Trastevere e qui, fra un piatto di rigatoni con la pajata e un secondo di trippa alla romana, discutere di cose riguardanti la nostra città. Prima o poi si dettero anche un nome, quello di Romani della Cisterna.
Dopo qualche anno gli amici presero a riunirsi di pomeriggio nello studio in via Margutta dell’antiquario e poeta romanesco Augusto Jandolo, dove oggi si trova una lapide ricordo, apposta pochi anni fa a cura del Gruppo e lì presto le riunioni vennero istituzionalizzate, prendendo a svolgersi con regolarità il primo mercoledì di ogni mese. Si cominciò anche a discutere sul nome da dare al Gruppo e prevalse la tesi di chiamarlo Gruppo dei Romanisti il nome che esso ancora conserva da settantacinque anni. Cessato lo Studio Jandolo (nei locali oggi si trova un notissimo centro di doppiaggio cinematografico) i Romanisti si trasferirono poco lontano, in via del Babuino, proprio vicino alla famosa statua, nello studio degli scultori Tadolini, che era stato all’inizio di Canova e che di recente è stato riaperto per opera benemerita d’una gentile Signora, che si occupa di antiquariato.
Morto l’ultimo dei Tadolini, che faceva parte del Gruppo, le riunioni proseguirono senza interruzione al Caffè Greco in via dei Condotti, dove da trent’anni hanno luogo regolarmente, grazie alla generosa ospitalità dapprima della signora Antonietta Gubinelli Grimaldi e poi dei successivi proprietari.
Le riunioni hanno luogo sempre, come in passato, il primo mercoledì di ogni mese e vi sì discutono problemi di Roma dei suoi beni e della sua vita culturale, ci si scambiano notizie ed opinioni, si votano ordini del giorno, sia avviano campagne a tutela di luoghi, monumenti, istituzioni romani, ahimè non sempre con successo.
A quelle riunioni i Romanisti hanno avuto l’onore di ricevere la visita di tre Presidenti della Repubblica, Cossiga, Scalfaro e Ciampi, che si sono trattenuti a parlare ed ascoltare con interesse, prendendo viva parte ai problemi dibattuti.
Ad altre riunioni sono intervenuti Sindaci, Presidenti della Provincia e della Regione, Assessori, i quali hanno potuto ascoltare a viva voce le segnalazioni relative a tanti problemi che affliggono il tesoro culturale romano.
Si può ben affermare dunque che il Gruppo dei Romanisti è ormai un’istituzione cittadina, integrata da tre quarti di secolo nella vita romana.
Esso cura diverse iniziative, fra le quali l’assegnazione delle borse di studio della Fondazione Lemmermann e quella dei premi Daria Borghese per opere e attività romanistiche di stranieri e Livio Borghese per opere e attività di Italiani.
Collegato al Gruppo è anche il Centro Studi G.G. Belli che autonomamente svolge opera meritoria di dialettologia non solo romana e di rivalutazione di personaggi e momenti della storia di Roma.
Sarebbe impossibile ricordare qui tutti i nomi delle persone che hanno fatto parte del Gruppo in questi tre quarti di secolo, Italiani e Stranieri. Molti infatti sono stati e sono gli Stranieri, tutti legati alla città d’adozione che uno di loro, Bronislaw Bilinsky, scrisse che gli sarebbe piaciuto avere sulla tomba l’epiteto elogiativo di Polacco de Roma. Basterà ricordare del resto il Re di Svezia Gustavo Adolfo VI, che fu di frequente a Roma, appassionato archeologo e promotore d’importanti ricerche archeologiche nell’Etruria Laziale, che, come tutti sanno, comincia non più lontano di Isola Farnese, a Veio. E poi ricordare insieme fra Italiani e Stranieri, Rosario Assunto, Antonio Baldini, Carlo Belli, Axel Boethius, Silvio D’Amico, Wladimir D’Ormesson, Luciano Folgore, Jorgen Birkedal Hartmann, Richard Krautheimer, Ugo Ojetti, Massimo Pallottino, Giorgio Pasquali, Carlo Pietrangeli, Orio Vergani, Federico Zeri. E infine i Presidenti, da quando il Gruppo si dette uno statuto ufficiale: Ceccarius, Salvatore Rebecchini, Andrea Busiri Vici, Ettore Paratore, Cesare D’Onofrio, Manlio Barberito, Luigi Pallottino. Di Rebecchini si ricorda che teneva più ad essere Presidente del Gruppo che ad essere stato Sindaco di Roma e lo diceva; e di Paratore, sommo latinista, gli interessi vastissimi, dalla musica al calcio, sì, proprio quello.
Il Gruppo dunque promuove l’annuale pubblicazione della Strenna. Al suo interno un Comitato di Redazione è preposto al lungo lavoro per approntarla per tempo e degnamente.
Si comincia nella prima estate, quando viene diramata la circolare d’invito ai collaboratori dell’anno precedente (ma ogni anno se ne offrono spontaneamente di nuovi), a novembre si cominciano a leggere gli articoli pervenuti e a valutare il notevole corredo iconografico, a gennaio si parla già di bozze; tutto insomma perché il 21 aprile la Strenna sia pronta e, subito dopo la presentazione al Primo Cittadino di Roma, possa cominciare ad affluire nelle librerie.
Segue in maggio la presentazione nel salone di Palazzo De Carolis al Corso, presso la Banca di Roma che da molti anni ormai sponsorizza la regolare uscita del volume; e da qualche anno, sotto gli auspici dell’Associazione dei commercianti di quella strada, è entrata nell’uso una pubblica presentazione all’aperto in via Margutta.
Questa dunque la Strenna dei Romanisti.
C’è chi ne fa collezione, fortunati quelli che possiedono la serie completa, a cominciare dal volume del 1940; c’è chi la adopera come libro di simpatica lettura per la sera, prima d’addormentarsi; altri la considerano un libro da regalare con successo; e c’è infine chi ne fa oggetto di studio e di consultazione, possibile agevolmente per tutta la serie perché sono stati pubblicati gli indici anche tematici e per autori.
Gli indici della singole ultime annate sono anche su Internet ed è in programma inserirvi tutta la collana.
Nella Strenna di quest’anno 2001 chi vuole potrà leggere delle donne avvelenatrici nella Roma del ‘600 oppure di come erano fatti gli archivi della Roma antica di cui resta il monumentale locale nel Tabularium, ora nuovamente visitabile; troverà notizie interessanti su Michelangelo , che venne a Roma giovanissimo e prima di quando si ritenga comunemente e sui suoi rapporti con il Quirinale; oppure su velleitari tentativi di una conciliazione fra Stato e Chiesa già nell’Ottocento; sentirà parlare di Corrado Alvaro e di Carlo Emilio Gadda e dei loro giudizi sulla Roma del tempo e, naturalmente non può mancare ancora una volta Giuseppe Gioachino Belli. E leggerà pure della prima rappresentazione dell’opera “I Due Foscari’ che Giuseppe Verdi riservò a Roma tanto che essa viene ripresa dal Teatro dell’Opera in questo centenario verdiano; o di come nacque lo “Scalo De Pinedo” surrogato novecentesco dello scomparso Porto di Ripetta.
Ma non possiamo qui elencare tutti i contributi. Non ci resta perciò che augurare buona lettura ….con la speranza che vi interessiate e magari vi divertiate.